Nella serata del 10 marzo, la commissaria Cressida Dick, capo di Scotland Yard, annuncia il ritrovamento di resti umani nel Kent, in un bosco.
Il 12 marzo, il corpo ritrovato nel bosco del Kent viene identificato come quello della povera Sarah Everard. Le accuse a Couzens aggiungono l’omicidio al rapimento.
Il 13 marzo, anno domini 2021, a Clapham Common una veglia pacifica che raccoglie centinaia di donne riunite a ricordare Sarah Everard viene dispersa con violenza dalla polizia, con tanto di distruzione, insensata e ingiustificata, del memoriale. La stessa polizia cui appartiene Couzens.
Il 14 marzo un corteo con oltre mille donne marcia in segno di protesta da New Scotland Yard a Parliament Square. Da come riportato dalla BBC, in questo caso la reazione della polizia risulta diversa.
Vorremmo avere parole più forti della semplice cronaca per rimarcare come esista un problema enorme di violenza, tanto a livello privato e individuale, quanto a livello istituzionale. Vorremmo che i giornali oggi titolassero con qualche notizia di dimissioni di politici e amministratori che hanno permesso accadesse quanto successo il 13 marzo a Clapham Common. Vorremmo che il fatto che in UK si denuncino in media 80mila stupri ogni anno non rimanga una semplice statistica. Vorremmo che in Italia, dove solo uno stupro su dieci, ottimisticamente, viene denunciato (dati Istat), non ci si giri a guardare dall’altra parte. Vorremmo che questa storia, questo viso di ragazza, non venisse dimenticato nel giro di pochi giorni. Vorremmo una politica che metta il tema della violenza sessuale in cima alle proprie agende. Vorremmo che i programmi all’interno delle scuole si aggiornassero, uscissero dal 1800 e iniziassero a trattare di educazione sessuale, tra le altre cose.
Vorremmo che chiunque abbia una coscienza e una sensibilità, si guardi attorno, parli con le donne intorno a sé e si domandi cosa fare, in prima persona, per essere d’aiuto. La lotta contro la violenza sessuale, e la violenza di genere nel suo complesso, non è una causa femminista, è una causa di civiltà. Non può minimamente definirsi civile una società in cui tra le 80 e le 160mila donne ogni anno (nell’ottimistica stima per cui almeno uno stupro su due sia denunciato, in UK), sono vittime di stupro, poichè non c’è niente di civile e accettabile nell’atto di una persona che faccia oggetto di un’altra, qualsiasi sia il fine e la giustificazione.
Non c’è cura, né dimenticanza, per una donna che subisca uno stupro. È una ferita, fisica e psicologica, su cui si impara a vivere, se aiutate, ma che peserà tutta la vita. Non possiamo più ragionevolmente accettare che accada così normalmente, ne va della salute e del benessere di milioni di donne e, in misura minore ma comunque abnorme, di quello della società tutta.