La trama
Siamo nel 1994, nella New York della tolleranza zero del sindaco “sceriffo” Rudy Giuliani.
Inez sta scontando gli ultimi giorni di prigione, e al suo ritorno nel quartiere, dopo l’ennesima condanna, incontra suo figlio, un ragazzino di circa 7 anni. Questi vive con una famiglia affidataria, e alla vista di sua madre ha un moto di rigetto. Stanco di vedersela portare via, di vederla finire in carcere per reati minori, cerca in qualche maniera di evitarla, di fare come non ci fosse, ma ogni resistenza è vana, perché la donna fa facilmente leva sui suoi sentimenti di bambino, instillandogli dei sensi di colpa che lo portano a cedere e a far crollare il muro. Di lì a poco, cogliendo l’occasione di un ricovero in ospedale del bambino, Inez lo porta via con sé, si procura dei documenti falsi, e inizia una nuova vita con lui e con Lucky – interpretato da William Catlett – suo fidanzato storico, anch’esso uscito di recente di galera, dopo una condanna per furto.
Da questo momento in poi, seguiremo per 11 anni questa strana famiglia, alla ricerca di una qualche normalità, una qualche pace.
Analisi Tecnica
A.V. Rockwell sceglie una sfida complessa e affascinante per il suo primo film: ricostruire le New York del 1994, 2001 e 2005, cercando di svelarne l’evoluzione della sua complessa rete sociale attraverso la storia di una famiglia decisamente poco convenzionale.
Questa è calata in un contesto di povertà e disagio, in una Harlem raccontata e descritta fuori di ogni retorica. A questo scopo concorre alla perfezione la fotografia, voto 8, che già dai primi establishing shot ci trasporta 30 anni del passato, grazie a scelte di luci e colori che sanno tantissimo di pellicola di quell’epoca.
Le musiche, voto 8, con le loro sonorità da Golden Age dell’Hip Hop si uniscono a completare e vivificare il quadro.
La storia ci viene raccontata per mezzo di frammenti di vita dei personaggi, con una narrazione che procede per salti, senza mai concentrarsi su nessuna delle vicende specifiche che attraversano e influenzano la vita di Inez, Terry e Lucky. La scelta è volta a fare si che in 2 ore di film si attraversino 11 anni della vita dei personaggi, utilizzando queste ultime più come sostegno per il ritratto di un’epoca e di una realtà, che come centro vero e proprio della narrazione. Il procedere spedito del film attraverso tante situazioni, senza approfondirne veramente nessuna, rende a tratti difficile un’immedesimazione profonda. Specie considerando che la realtà raccontata, quella della Harlem profonda degli anni 90/2000, risulta decisamente aliena e straniante per uno spettatore italiano.
C’è molto “non detto” in questo film, e tantissimo “accennato”, ma ne discuteremo meglio nella parte spoiler del video.
Che dire quindi
One Thousand and One è un progetto che ci aveva incuriosito molto sin dal primo trailer. Le sue premesse teoriche, così ambiziose, ed una realizzazione tecnica evidentemente ispirata, ci portavano a pensare che potesse essere potenzialmente una bella sorpresa, come “Un Bel Mattino” ed “Emily”, che vi stra-consigliamo di vedere e che trovate recensiti sul nostro canale.
Le aspettative sono state in buona parte rispettate, ma non del tutto.
La storia è interessante, il contesto affascinante e i protagonisti, nelle loro interazioni, danno il via a mille e una riflessione.
Ma. Ma.
È la narrazione ad averci destabilizzato un pochino. Il film corre. Corre e dà per scontate tante cose, che per un pubblico dall’esperienza lontana rispetto al vivere ad Harlem, così scontate non sono.
Le varie vicende della vita di Inez ci offrono spunti, certamente, ma mai quello schiaffo forte, quella scossa utile a svegliarci dall’intorpidimento intellettuale dato dal considerare normali cose che normali non sono.
Il film sin dalle prime scene sembra porsi a splendido esempio di come la violenza, fisica e morale, si tramandi inconsapevolmente di generazione in generazione, passando per legami affettivi complessi, contorti, in cui la violenza si insinua cambiando nome in amore, gelosia, possesso, dipendenza emotiva. Poi però, nella parte centrale del racconto, tutto questo si annacqua parecchio. In certi momenti c’è persino una vaga ventata di commedia romantico-famigliare, quando dei protagonisti viene descritta una breve fase di ammorbidimento e normalizzazione, senza però offrirne motivazioni particolari.
Si fa accenno di tante vicende, senza entrare realmente in quasi nessuna, e questo limita fortemente l’empatia con personaggi di un quadro sociale molto diverso dal nostro.
Qui e lì la regia, voto 7, va incontro a piccole ingenuità, cogliendo elementi appartenenti ad altri generi cinematografici, senza che questi aggiungano poi molto. Un esempio è l’inquadratura conclusiva del film, un primo piano con slow motion, forzatamente strappato al finale di un blockbuster o di un thriller.
Per tutti questi motivi, il nostro voto al film è un 7. Ottime premesse, ottime potenzialità, e l’intenzione di raccontare una storia intensa, sbattono contro una narrazione dal ritmo altalenante e una scrittura troppo affrettata. Un film che consigliamo assolutamente di andare a vedere, ma che avrebbe potuto darci molto più di quanto effettivamente faccia.
Prima di iniziare una breve sezione spoiler, saluto quanti di voi ancora non hanno visto il film, e invito tutti a iscriversi al canale, attivare la campanella delle notifiche, lasciare un commento per discutere con noi della storia e mettere un like.
Spoiler in…3…2…1
Inez è un personaggio dal potenziale infinito.
La sua storia è tragica sin dalle premesse. È cresciuta senza genitori, probabilmente sprofondati nella dipendenza dalle droghe, e, passando da una famiglia affidataria all’altra, ha dovuto imparare a badare a sé stessa. Questo suo percorso, carico di traumi, perdite e violenza, ne ha minato lo sviluppo e la maturazione caratteriale, facendone un’adulta insicura e per questo, spesso, estremamente aggressiva. Ha un animo sensibile ed il terrore dell’abbandono, e queste due sue caratteristiche, incontrandosi, le conferiscono la tendenza a ricorrere ad atteggiamenti manipolatori nei confronti delle persone vicine.
Il rapporto di Inez, la protagonista, con se stessa
Non lo fa con malizia, non manipola consapevolmente. Sembra piuttosto riproporre schemi psicologici subiti durante la propria formazione. Abbandonata dai propri genitori, ritrovatasi a crescere da sola, rivede se stessa in Terry, il bambino che alla fine del film scopriamo non essere suo figlio. Lui, come lei, a 2 anni si era ritrovato a vagare solo sul ciglio della strada, abbandonato da genitori probabilmente anch’essi vittime della droga. E, a 17 anni d’età, decide di prenderlo con sé. Facendone l’unico affetto sicuro, certo, della sua vita, poiché materialmente impossibilitato ad abbandonarla.
Al bambino vuole dare tutto ciò che lei non ha mai avuto, ma proprio per aver subito questa mancanza, si ritrova priva di manuale d’istruzioni, e procede per tentativi, dovendo sempre fare i conti con le proprie immaturità, le proprie mancanze affettive. Inez non è mai stata amata e non sa amare se stessa, e si illude di potersi riempire la vita amando qualcun altro. Sì, perché oltre al piccolo Terry, Inez ama Lucky, un uomo cresciuto come lei, e come lei finito a commettere piccoli furti.
Il rapporto di Inez con il compagno Lucky
Il rapporto tra loro e ambiguo e incostante. Il film sembra volercelo presentare come un alfa insensibile e inaffidabile. Inizialmente pare freddo, egoista e disinteressato. Le sue discussioni con Inez si risolvono con lei che perde le staffe e diventa violenta di fronte ai silenzi passivo aggressivi di lui, in una meccanica manipolatoria e di co-dipendenza abbastanza comune. Lucky sembra persino rifiutare la presenza del piccolo Terry nella loro vita di coppa, non trattandosi di suo figlio. È solo sul finire del film che scopriamo come lui sapesse che Terry non era veramente figlio di Inez e che per questo gli risultava difficile legarvisi. Si trovava letteralmente a dover fare da padre ad un ragazzino rapito. E non una, ma due volte. Perché Inez, dopo averlo preso con sé una prima volta, procurandosi un certificato di nascita falso, lo rapisce una seconda volta quando, uscita di galera, lo sottrae alla sua foster family portandolo via dall’ospedale senza permesso.
Quello di Inez non è il gesto disperato di una madre che vuole salvare proprio figlio da una situazione di disagio. Non sappiamo nulla della sua famiglia affidataria. Inez lo fa principalmente per sé stessa. Terry è l’unico affetto che sa di poter controllare, di poter tenere legato a sé, e non vuole perderlo. È l’unica persona su cui sa di avere un qualche tipo di potere, e questo è vitale per lei.
Lucky è l’altra persona di cui non può fare a meno. E non perché lui rappresenti in qualsiasi modo un suo punto di riferimento o una sicurezza. Come lei, anzi, più di lei, fa dentro e fuori dal carcere, spesso per motivi stupidi, visto come lei si preoccupi che lui abbia rubato una moto ad un certo punto della storia. Oltre a questo, non fa mistero dei propri atteggiamenti promiscui con altre donne. In una delle ultime scene, tra le tante sottotrame solo accennate, scopriamo che pochi anni prima di morire di cancro, ha avuto un figlio da un’altra donna. E Inez lo sa. Lo sa dall’inizio. Ma lo tiene con sé. Lucky periodicamente sparisce. Per giorni, settimane, persino mesi. Ma al suo ritorno, lei lo riprende con sé. Ogni volta. Perché Lucky, come Terry, è suo.
Inez non è un mostro, i suoi atteggiamenti aggressivi non sono motivati da una qualche cattiveria, al contrario. Per la vita che ha vissuto, ha avuto la straordinaria forza di non cadere nelle maglie della droga o della criminalità “vera”. Sogna con tutte le proprie energie di costruirsi una famiglia, una bolla calda in cui sentirsi, per la prima volta nella propria esistenza, al sicuro. Amata.
Ma il percorso che si sente obbligata a scegliere, la condurrà altrove, dandole solo brevi istanti di dolce illusione. La realtà le cade e ricade addosso numerose volte. Qui il film, ancora una volta, apre finestre sulla New York anni 90/2000 e ci mostra il suo lato più controverso, fatto di razzismo, violenza, bugie. Ma anche in questo caso, sono solo accenni. Piccole ciliegie sparse qui e lì, così dolci da metterti desiderio di averne altre, ma così piccole da non saziarti minimamente.
Qui e lì il film ci offre momenti in cui Inez perde le staffe e diventa verbalmente e fisicamente aggressiva, ma a questi momenti non si dà seguito. Terry, dolce e gentile sin da piccolo, dotato anche di una straordinaria intelligenza, non sembra assorbire quasi nulla degli atteggiamenti di Inez e Lucky, e questo risulta quantomeno “strano” nel tratteggiare la formazione del suo carattere. Di tutte le manipolazioni emotive che subisce, specie da sua madre, non sembra prendere esempio in alcun modo. Nel rapportarsi con le ragazze della propria età risulta ancora dolce e ingenuo, come fosse ancora il bimbo delle prime scene.
Questo non è necessariamente un errore. Esistono, al mondo, persone capaci di superare l’esempio negativo dei propri cari per costituirsi, contro ogni aspettativa, come un individuo libero ed equilibrato. Ma occorre contestualizzare la cosa, spiegarla. Qui viene data per scontata, e dispiace, perché Terry, come Inez, è un personaggio dal potenziale narrativo enorme.
Belli ma comunque un po’ troppo sbrigativi, tutti gli accenni alla New York dell’epoca. Ad un certo punto Terry chiede a sua madre perché la polizia e i servizi sociali, dato l’allarme per il suo rapimento, abbiano smesso così presto di cercarlo. Inez dice di essere stata brava a nasconderlo, ma la verità è che probabilmente la polizia aveva interrotto molto presto le ricerche del figlio nero di una coppia di drogati.
Interessante e simbolico anche il modo in cui la polizia ferma e perquisisce con violenza Terry ed il suo amico Pea, nell’ultima parte di film, solo per il fatto di vederli camminare pacifici per strada.
Il merito di questo film è certamente quello di offrire One Thousand and One motivi di riflessione. Il suo limite è quello di non coglierne pienamente nessuno, offrendo un quadro forse troppo dispersivo delle mille tematiche che affronta.
Con questo, crediamo di avervi detto tutto. Vi aspettiamo nella sezione commenti se non siete d’accordo con qualche nostra opinione o se volete aggiungere qualcosa che abbiamo dimenticato.